A dire il vero, si tratta più di un senso di incompletezza, essere legato chimicamente ad una persona che adesso non esiste, ma nello stesso tempo non poterlo essere.
In pratica è come avere fame, ma non poter mangiare! E detto da me, questo è tutto un programma.
In questi anni, ho dovuto sopportare situazioni più o meno dolorose, quindi dovrei essermi abituato a tutto questo. Non vorrei però abituarmi esclusivamente a quelle che in gergo sono chiamate “negazioni dell’essere”. È bello godere di ciò che ti viene offerto dal creato, non è costruttivo o quantomeno coerente non poterne godere.
Sono trascorsi un paio di giorni dall’ultima pagina di questo diario e devo dire che ho pensato diverse volte di scrivere almeno una nuova parola qualche giorno fa.
Ormai, come autore e interprete o forse poeta, non credo al concetto di ispirazione, credo più in una necessità di esprimere se stessi in qualche forma d’arte che te lo consente. Beh, questi giorni è stato praticamente impossibile.
So che per scrivere una nuova pagina di diario è quantomeno necessario avere vissuto una nuova parte di vita e molto probabilmente questo non è avvenuto.
È per questo, forse, che oggi cerco di dare una spiegazione ragionevole a quanto è accaduto, evitando di elencare quello che ho compiuto esattamente nei giorni passati.
A volte accadono sempre le solite cose, a volte invece è possibile che ci sia qualche spiraglio di nuova vita da vivere, ma non sempre è così. La ragione per cui avviene tutto questo è sostanzialmente l’espressione esatta della vita stessa. Le occasioni di incontro, le amicizie, le attività professionali, sono tutte possibilità che consentono di poter attivare quell’effetto a catena che generando energia, consente all’essere umano di esprimersi.
L’espressione quindi diventa il sinonimo di esistenza, la manifestazione terrena dei nostri desideri e delle nostre paure. La possibilità di comunicare generando così un messaggio comune per tutto il genere umano. Un messaggio apparentemente distinto, ma nello stesso tempo univoco, diretto e con un unico significato nascosto.
L’unisono quindi costituisce la forma d’espressione più profonda e reale che rende ogni cosa comprensibile.
Una necessità materiale da cui tutto dipende, ma così nascosta tra le difficoltà, le paure, le incomprensioni, le avversità, che diventa la chiave di cifratura perfetta per l’esistenza umana.
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