Sono appena ritornato a casa nel mio appartamento dopo una breve uscita domenicale dovuta.
Effettivamente stamane ho trascorso la giornata di festa nel letto fino quasi alle 13:00. Non so perché abbia fatto questa scelta, ma sentivo dentro di me un desiderio irrefrenabile di sonnecchiare ed ascoltare, senza ne addormentarmi, ne alzarmi dal letto.
Mi piace molto ascoltare nel silenzio e in solitudine quello che accade in torno; “i rumori della domenica”, i vicini che si preparano, che discutono, che si accingono nelle preparazioni consuete, tipiche del giorno domenicale.
Le domeniche di Luglio sono molto monotone per chi rimane in città, fuori è molto caldo e per strada non trovi quasi nessuno; sembra quasi che tutti siano fuggiti via improvvisamente lasciando tutto e tutti. In pratica non è così e se provi ad uscire per strada ed inoltrarti nei meandri del quartiere, scopri che sono tutti lì (o quasi) che cercano un momento di sollievo, evitando di incontrare la calura.
Oggi nello specifico, raggiunte le 13:00, ho pensato che forse era meglio uscire per pranzo. Riflettendo un attimo su quale fosse la scelta migliore da fare, ho preso la decisione definitiva di tornare al Mc Donald’s e pranzare col famosissimo menu Big Mac.
Così è stato, difatti intorno alle 14:30, sono uscito e mi sono recato al mc Donald’s più vicino. Appena entrato, sono stato sbalzato davanti alla console digitale per auto ordinarsi il pasto. Come di consueto, dopo un paio di tentativi non andati a buon fine, ho deciso di ordinare alla cassa; quindi mi sono diretto alla vecchia cassa del Mc e ho ordinato verbalmente un panino big Mc, delle patatine e una Coca-Cola zero.
La spesa? Non molto economico, visti gli 8 Euro e spiccioli spesi! Ad ogni modo, è posto pratico, pulito e accogliente che ogni tanto è un must frequentare.
In genere mi fermo al mc fugacemente per i frullati alla vaniglia a 1 Euro, ma in questo caso ho fatto un eccezione.
Uscito dal Mc Donald’s avevo già previsto di ritornare in un posto dove mi reco molto spesso quando esco da solo. Il famosissimo “Viale delle Piagge”. È un posto che frequentavo da bambino e che è stato protagonista di momenti importanti della mia vita, sia piacevoli che non. Forse ve l’ho già descritto, non ricordo, ma il Viale delle piagge altro non è che un lungo viale alberato, caratterizzato da Pioppi e altri generi simili, che si delinea lungo il fiume Arno in direzione del centro città.
Ad una delle due estremità, c’è un locale/pasticceria/bar, che si chiama “Lilli”, si come il famoso cartone “Lilli & il Vagabondo”, in cui il vagabondo in questione ero io appunto.
Ordinato un caffè, sono rimasto nel bar a osservare la barista per qualche minuto; lei si è accorta che mi stavo dilungando nel sorseggiare il caffè ma non potevo far altro che ammirarla sebbene fosse più matura di me. Aveva delle movenze e dei modi cosi familiari che mi obbligavano mentalmente a rimanere lì a guardarla al bancone, come un bambino che vede il sesso femminile per la prima volta. Alla fine della storia, sono riuscito ad uscire dallo stato di trans in cui vigevo, trovando una frase d’uscita, per evitare delle gaf.
Dopo aver pagato è uscito dal bar, mi sono diretto alla macchina intenzionato a rimettermi in marcia, ma ho cambiato idea quasi immediatamente e visto il caldo, ho preferito proseguire facendo due passi al fresco di un posto che mi ricorda da sempre un bel periodo della mia adolescenza.
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